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A scuola anche in classe

Perché una scuola decide di inserire nella propria offerta formativa un festival di arte digitale? Cecilia Stajano (Innovazione nella scuola) lo ha chiesto a due docenti del liceo G. Marconi di Milano, l’unica scuola lombarda che partecipa al laboratorio diffuso proposto dal BNL Media Art Festival.

Nell’audio Moira Tagliafico e Anna Sgubbi spiegano la scelta di arricchire l’offerta formativa della scuola con incontri-laboratorio con l’artista Marco Mendeni. Perché al liceo Marconi si impara ANCHE in classe, spiegano le docenti.

 

 

Dodici studenti delle classi terze tornano oggi a incontrare l’artista visivo Marco Mendeni per lavorare insieme al progetto “Estrangement”. Appuntamento dalle 14.45 alle 16.45 nell’aula di informatica del liceo Marconi.

La diffusione dei videogiochi nel corso di questi ultimi anni ha influenzato profondamente il nostro immaginario collettivo fino a modificare la nostra concezione del sé. Ed è proprio partendo dalle parole del sociologo Gianfranco Pecchinenda che Marco Mendeni ci spiega come ha impostato il workshop che si sviluppa lungo una serie di incontri.

Vedremo attraverso la sperimentazione di molteplici tecniche sia digitali sia analogiche come imparare a “giocare con i media”, costruendo un progetto collettivo che racconti qualcosa di noi e rifletta sulla contemporanea  “cultura della simulazione”. L’obiettivo del workshop non è solo realizzare un progetto dal fine espositivo, ma accompagnare i ragazzi a una maggior consapevolezza di uno dei medium più potenti del nostro contemporaneo.

Marco Mendeni è un artista visivo, vive e lavora tra Milano e Berlino.
Mendeni si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) prima in pittura e successivamente in nuove tecnologie per l’arte. Virtualità e realtà, presenza e assenza, tradizione e innovazione sono alcune delle coppie apparentemente antinomiche sulle quali si fonda la sua ricerca artistica. “Apparentemente”, poiché egli rimette in gioco i valori “tradizionali” in un’azione di decostruzione e decodificazione della simulazione che, come afferma Matteo Bittanti, negli scritti critici dedicati all’artista “rinuncia all’imperativo della rappresentazione per assumere nuove possibilità comunicative e dis-simulanti”. Il lavoro di Marco Mendeni è stato esposto a livello internazionale in numerose mostre.

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