“Nel corso degli ultimi cinquanta anni la media art digitale si è evoluta fino a diventare un chiaro elemento della contemporaneità. Nonostante ci siano festival molto frequentati in tutto il mondo, progetti di collaborazione finanziati, forum di discussione, pubblicazioni e progetti di documentazione, la media art digitale fa ancora raramente parte delle collezioni dei musei, è a malapena sostenuta all’interno del sistema della storia dell’arte e ha un’accessibilità relativamente bassa per il pubblico e gli studenti”.
Lo scrive lo storico dell’arte e teorico dei media Oliver Grau. Professore di Image Science e direttore del dipartimento di Image Sciences presso la Danube-University Krems, Oliver Grau fa parte del Comitato promotore del BNL Media Art Festival, nella capitale dal 13 al 17 aprile.
Secondo l’esperto la nostra cultura digitale rischia di andare perduta, con un danno enorme, “una tabula rasa paragonabile alle perdite dovute in passato alle rivolte iconoclaste e alle guerre”.
La media art “è un campo sempre più allargato che sta diventando necessario non solo per il mondo dell’arte ma anche per la società in generale. È ciò che da tempo hanno capito paesi quali la Germania, l’Olanda, il Regno Unito, gli Stati Uniti ed è ciò su cui stanno puntando Paesi “emergenti” nell’economia internazionale come Brasile e Colombia”. Spiega il direttore artistico Valentino Catricalà dalle pagine della rivista Segno. Con il BNL Media Art Festival “Abbiamo voluto creare un punto di riferimento stabile, per portare in Italia le eccellenze estere e portare all’estero le eccellenze italiane”.
Ora è tutto pronto. Tra due giorni tutti potranno scoprire cos’è la media art attraverso i lavori di oltre 70 artisti provenienti da più di 20 paesi. Inaugurazione mercoledì 13 al MAXXI, Museo delle arti del XXI secolo.
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